L’Internet Gaming Disorder (IGD) è una problematica che consiste in un ricorrente e persistente pattern di comportamenti legati al gioco patologico con i videogiochi (Li et al., 2018). Questi comportamenti non sono legati esclusivamente all’utilizzo del computer come mezzo per giocare, ma si ritrovano anche negli individui che utilizzano altre piattaforme, come le console o gli smartphone (Li et al., 2018). L’internet gaming disorder è stato incluso come disturbo ancora da studiare approfonditamente nella quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM‐5; American Psychiatric Association , 2013), e la ricerca su questo disturbo è attualmente fortemente incoraggiata.
L’internet gaming disorder e i comportamenti problematici legati al videogioco sono alquanto diffusi; infatti, nella popolazione generale, la prevalenza di questo disturbo si trova in un range che va dal 4% al 12% (Li et al., 2018). La necessità di videogiocare per molte ore al giorno, ogni giorno, può causare una serie di disagi all’individuo e a chi lo circonda. L’individuo con IGD ha come obiettivo primario quello di passare più tempo possibile a giocare ai videogiochi, senza considerare gli altri aspetti della propria vita, come la salute, le relazioni sociali o le possibilità economiche. Le conseguenze, quindi, possono essere delle problematiche legate alla salute fisica, oltre che a comorbilità psichiatriche, perdita di socialità e relazioni importanti e debiti finanziari, fino al rischio di sviluppare ideazioni suicidarie.
I segni e i sintomi che sono presenti nell’internet gaming disorder sono molto simili a quelli presenti nei disturbi da abuso di sostanze e nel gioco patologico, e colpiscono maggiormente gli adolescenti e i giovani adulti (Li et al., 2018). Gli studenti, in particolare, sono esposti ad un maggiore rischio rispetto agli altri individui, in quanto è più complicato per l’ambiente sociale e familiare intorno a loro, come la scuola e la famiglia, monitorare il tempo che essi dedicano ai videogiochi. Inoltre, spesso i videogiochi vengono utilizzati come una strategia di coping palliativa per fuggire facilmente dai doveri quotidiani, dallo stress causato dalla scuola o da stati negativi come noia, tristezza e solitudine.
Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/2022/09/internet-gaming-disorder-mindfulness/
La mindfulness come strategia per gestire le emozioni e i pensieri negativi
Alcune ricerche hanno riportato che individui che soffrono di internet gaming disorder riferiscono dei pensieri negativi legati al contesto videoludico, come l’idea di essere efficaci solamente nei videogiochi, o di essere capaci di socializzare solo in determinati ambienti online (Li et al., 2018). Secondo l’approccio mindfulness, è possibile ridurre questi aspetti cognitivi negativi utilizzando delle tecniche di meditazione che permettono di ridurre il significato che viene dato a uno stimolo, diminuendo così l’importanza e il bisogno di utilizzo dell’individuo nei confronti dei videogiochi. È inoltre possibile ristrutturare la motivazione della persona, al fine di aiutarlo a non utilizzare i videogiochi come meccanismi per evitare il contatto con le emozioni negative, ma solo come attività ludica.
Su appuntamento, conduce Michela Minigher, counselor, istruttrice di Mindfulness con Master in Neuroscienze e Meditazione presso l’Università di Udine. Conduce corsi di Mindfulness per adulti, ragazzi bambini e aziende. Docente nella scuola primaria e secondaria sull’educazione e sicurezza digitale e il cyberbullismo. Collabora con esperti in neuropsichiatria infantile per la ricerca sulle nuove malattie e dipendenze derivanti dall’uso continuativo del web e sul beneficio che la meditazione apporta.