Secondo i dati della letteratura scientifica il trattamento ideale per l’ADHD è di tipo multimodale, cioè un trattamento che implica il coinvolgimento di scuola, famiglia e bambino stesso. La tradizione cognitivo-comportamentale ha consentito la messa a punto di alcuni programmi educativi e terapeutici.
L’approccio comportamentale è caratterizzato da un dettagliato assessment delle risposte problematiche e delle condizioni ambientali che le elicitano e mantengono e da precise strategie
comportamentali.
Un recente studio coordinato da National Institute of Mental Health su bambini tra i 7 e i 9 anni ha evidenziato l’importanza che ogni intervento terapeutico per i bambini con ADHD venga accuratamente personalizzato, preceduto da accurata valutazione clinica ( possibile già a partire dai 4 anni o prima se presenti rilevanti comportamenti iperattivi) e seguito con frequenti incontri di controllo. La combinazione del trattamento farmacologico, quando ritenuto necessario, con l’intervento psicologico di tipo cognitivo-comportamentale offre alcuni vantaggi rispetto al trattamento esclusivamente farmacologico: migliora le relazioni tra coetanei e aumenta le soddisfazioni dei genitori per il trattamento.
Quando il trattamento farmacologico venga come prima scelta e risulti efficace, l’aggiunta di un intervento cognitivo-comportamentale per quei disturbi eventualmente associati di disturbo della condotta, dell’apprendimento e per i problemi di interazione sociale, porta un ulteriore efficacia al trattamento farmacologico e soprattutto all’autostima del soggetto interessato .
L’intervento cognitivo-comportamentale si focalizza su aiutare il bambino/ragazzo a comprendere ed utilizzare abilità di autoregolazione e abilità di risoluzione di problemi ( didattici e ambientali/ sociali). Si lavora sull’impulsività con approccio delle “autoistruzioni” ( Kendall & Braswell 1985, Braswell & Bloomquist 1991) per gestione della collera e utilizzo di tecniche non aggressive; si lavora anche sulla stima di se stessi e relazione tra pari, con approccio cognitivo – comportamentale e metacognitivo.
È raccomandato un progetto di intervento terapeutico di tipo cognitivo-comportamentale nei bambini / adolescenti tra i 6 e i 18 anni che presentino un’attenzione, iperattività, impulsività e scarso profitto scolastico.
Nei bambini dai 9 anni in poi si propone un intervento cognitivo-comportamentale basato sul problem solving e le autoistruzioni, accompagnato ad altri interventi di tipo metacognitivo ( comprensione del testo, soluzione problemi, studio). Tale approccio riporta risultati efficaci anche per soggetti tra i 18 e i 25 anni.
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L’efficacia del trattamento viene aumentata se associata anche ad una ripetizione di nuove abilità dentro e fuori il setting clinico, poiché gli adulti di riferimento possono fornire un sistema di rinforzo dei comportamenti socialmente appropriati, ed i bambini/ ragazzi possono monitorare se stessi durante l’utilizzo delle nuove abilità sociali acquisite con il clinico.
Ecco l’importanza di prevedere percorso di “parent training” , ovvero fornire consulenza ai genitori sulle modalità educative del bambino con ADHD. E lo stesso vale per una consulenza sistematica con la scuola ed una condivisione di percorso.
È utile anche sottolineare come una quantità notevole di informazioni su ADHD possono ora essere trovate in internet, quindi è prudente avvertire i genitori che talvolta queste fonti di informazione possono generare confusione o fornire consigli conflittuali sul disturbo e le scelte di intervento: i genitori vanno quindi incoraggiati a confrontarsi con il /i professionista coinvolto nel percorso con il bambino/ragazzo.
Nel parent training, risulta fondamentale lavorare sulle attribuzioni poiché da queste dipende il vissuto e il benessere dei genitori e di conseguenza il modo di porsi nei confronti del figlio per offrirgli chiare istruzioni, rinforzi positivi e utilizzare in modo efficace le eventuali punizioni (Vio, Marzocchi & Offredi, 1999).
Infine, il coinvolgimento degli insegnanti fa parte integrante ed essenziale del percorso per il trattamento del soggetto ADHD: è necessaria la comunicazione tra casa, scuola e professionista.
L’ausilio di una serie di informazioni specifiche sulle caratteristiche del disturbo ADHD consente al docente di assumere un atteggiamento più costruttivo nel rapporto con il proprio studente , ridefinendo le attribuzioni in merito ai comportamenti del bambino e non sentendosi più minacciato nella propria immagine di docente per le difficoltà che incontra nel contenere certi atteggiamenti/ comportamenti dell’alunno.
Si precisa che la consulenza sistematica agli insegnanti sulla gestione del comportamento e dell’attenzione di un alunno risulta utile ed efficace qualora il clinico lo ritenga opportuno, ovvero non interferisca negativamente con il percorso terapeutico individuale con il bambino e i genitori diano il consenso, oppure lo chiedano espressamente.
Per informazioni e appuntamento con la dott.ssa Paola Bosazzi, chiamare la sede allo 0432.25543